
MOTODEPOCA.NET by Mauro Fornasari
La sua strana storia, il mio Coming out.
Il primo consiglio che mi ha dato il concessionario è stato quello di controllare il serraggio delle viti ... spesso.
Qualche anno fa restai incuriosito dalla linea Inglese di una vecchia Bullet 350 che era in concessionaria, alla Gilpi, da almeno due anni.
Era molto particolare, ricordavo il marchio inglese ma non sapevo fosse ancora costruita (in India) e quindi, visto che mi piacciono le moto inusuali e che hanno in pochi, è divenuta per me desiderabile, anche solo da possedere.
Pensare poi che aveva ancora l'accensione a puntine come il mio vecchio Morini mi fece venire la voglia di comprarla davvero.
Dissi al venditore che sarei passato l'indomani mattina per acquistarla, ma che avrei voluto prima sentirla in moto.
La mattina, purtroppo subii una doccia freddissima:
"Mi spiace, è stato incredibile, in due anni nessuno l'ha mai guardata e ieri sera in dieci minuti lo avete fatto in due. Purtroppo chi è passato dopo di lei mi ha lasciato una caparra e lei l'ha persa".
...PERSA... diceva il tipo.
No, non mi sono mai dato per vinto in nulla se non in ciò che considero impossibile, così ne ho cercata un'altra in internet.
Si trovavano solo bidoni, e dato che quello visto era un oggetto non certamente eccelso nella affidabilità, meglio non rischiare.
Ho finito con il trovare un concessionario, di Caserta, che aveva in casa una Classic, nera e cromata, nuova.
Mi feci inviare le foto e dato che sarebbe stata un Euro4 (quindi non aveva le puntine ed era a iniezione con l'anteriore frenato a disco) poteva essere usata per strada, in regola in tutto.
In pochi minuti l'acquistai, ormai volevo una moto con quella linea.
Questo dealer venne a Imola con la sua squadra corse per un Campionato Italiano, di cui non ricordo la classe, così la settimana dopo me la vidi consegnare.
Mi scaricò la moto dal camion nel paddock, in mezzo alle moto da gara.
Mentre uscivo la livrea di una Royal Enfield ( non se ne vedono tante nemmeno oggi) incuriosì un po' tutti i piloti, i meccanici e gli ospiti.
Costretti a guardarla alcuni scuotevano la testa pensando ad una "baracchino" di moto, altri si complimentavano per la linea classica.
Al ritorno mi sono guardato bene di non infilarmi in autostrada. Sinceramente non me la sentivo di farmi a soli 100 all'ora da Imola a Bologna, così percorsi la via Emilia.
E' stato quello che ha scoperto in me la nostalgia che mi fa piacere le cose di questo tipo. Chilometro dopo chilometro ho incontrato le trattorie, gli incroci, i semafori, che anche se un po' cambiati, erano gli stessi che incontravo tornando dal mare la sera di domenica, da ragazzo.
Percorrevo quella strada con una o un altra ragazza che mi si appoggiava, calda dalla giornata di spiaggia, al mio giubbotto di jeans imbottito.
Sarò nostalgico, ma la Royal Enfied mi ha riportato ai miei 16/18 anni.
Dopo nemmeno un anno ho venduto il Versys 650.
Certo, meglio non fare più dei novanta o le vibrazioni diventano fastidiose (troppo) ma a chi piace il tipo , questo oggetto darà un feedback piacevole.
Non è da turismo, non è da velocità, non è una naked, è una moto fatta esattamente come la facevano 60 anni fa.
Capita sovente che un passante al semaforo o davanti a dove sia parcheggiata, gli faccia una foto. Senza considerare che la domanda di rito è: "Di che hanno è?"


