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Le prime due ruote con un motore...ti sentivi grande.

Non era facile, esser l'unico fra gli amici senza il "motorino".

Nella compagnia ero il più piccolo di tutti, fra i due  e i 4 anni.

La voglia dei motori, a parte il babbo, me l'aveva fatta venire anche il mio amico Graziano.

Il suo nonno aveva un ciclomotore con il cambio a tre marce a mano.

Era come questo, ma blu e azzurro.

Era una moto con le marce ma a pedali, come tutti i vecchi ciclomotori.

L'asse attrezzato che ora corre da Bologna e giunge oltre Bazzano, verso Vignola, era agli inizi del suo sviluppo.

Esistevano solo una breve e prima tratta che è rimasta chiusa per anni.

Su questa carreggiata già asfaltata, formata da una rotonda da cui si  diramavano  due lunghi rettilinei, a 12 anni mio padre mi insegnava a guidare l'auto e Graziano, in tacito accodo senza che lo sapessero il nonno e mia madre, mi insegnava i rudimenti della cambiata al manubrio.

Quelle cambiate, e le grattate,  mi ritornarono in mente quando, prendendo la patenete D, per il lavoro da meccanico, guidavo la vechia corriera della Autoscuola Rigosi. Una di quelle senza servosterzo, con cambio al volante non sincronizzato, quindi doppietta obbligatoria.

Ero pronto quindi ad un mio motorino, ma purtroppo ero ancora giovane.

Poco dopo i quattordici anni, finalmente, con 38 mila lire mio padre comprò usato...diciamo messo molto male ... un BM "monotubo".

Fu il primo passo con il quale cominciai a conoscere personaggi storici delle due ruote bolognesi, e a valutare che a soli 200 metri in linea d'aria da casa mia, c'era la Minarelli,
Per l'esattezza lo "Stabilimento Esperienze della Minarelli" dove proprio in quell'anno si  sviluppavano le moto da record e i motori da corsa

 

 

Il recordman è il papà di una mia compagna di classe.

Cominciò così  la mia  esperienza meccanica nelle due ruote motorizzate.

Mi sistemai il BM con pezzi acquistati dal Solfanaio, (il robivecchi di allora, il demolitore di oggi) detto così in bolognese perché in passato i robivecchi commerciavano  in solfanelli che erano particolari fiammiferi.

Insomma poco alla volta grazie poi alla Balestri e Landuzzi, nota rettifica, imparai anche elaborare il mio Minarelli P4.

Posso dire che avevo il il cinquantino più veloce di tutti quelli che in un modo o nell'altro mi sfidavano sull'asse attrezzato.

Nelle foto si vede come era, quando lo comprò chi lo vendette a me, e come divenne, una volta trasformato,  nella immagine con in sella un mio amico.

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